Riportiamo, di seguito, alcuni stralci dell’intervento (gentilmente concesso) del vescovo della Diocesi di Mondovì, monsignor Egidio Miragoli, nel corso della “Presentazione dei lavori di restauro dell’episcopio”. Dopo anni, sono state riaperte per un giorno la “Sala delle lauree”, la “Sala dei Vescovi” e la “Sala degli Arazzi” ed i nuovi locali del futuro Museo Diocesano. I lavori sono stati realizzati grazie al contributo della Fondazione CRC, della Regione (con il supporto del Comune di Mondovì), della Fondazione CRT e dei fondi dell’8xMille.
«La scelta dei termini non è casuale: non siamo a una vera e propria “inaugurazione”, né a una conferenza stampa. Più semplicemente, e meno pretenziosamente, questa vuole essere un’illustrazione del lavoro di restauro svolto fin qui, lavoro lungo (durato oltre 4 anni, con una lunga pausa per il Covid) e non ancora del tutto terminato; una prima presentazione, quasi una notifica di quanto compiuto fra le mura di questo luogo così importante per la Chiesa che è in Mondovì e per la città stessa, anche per soddisfare una naturale curiosità.
GLI ASPETTI PRINCIPALI DEL RESTAURO
Possiamo individuare questi capitoli. Innanzitutto quello relativo all’intera struttura: tetti, facciate, cortile, consolidamenti.
Un secondo capitolo, l’aspetto più delicato, riguarda il restauro delle parti pittoriche: facciata di ingresso e le sale storiche dei vescovi e degli arazzi. Con gli indirizzi e la supervisione dei funzionari della Soprintendenza e la competenza dei restauratori oggi possiamo vedere insieme l’ottimo risultato.
Infine si trattava di recuperare il piano alto, un tempo occupato dagli uffici di Curia e poi utilizzato come aule di catechesi da parte della parrocchia della Cattedrale. Lo spazio è stato diviso in due parti: sopra le tre sale storiche sono state ripristinate tre sale speculari che verranno destinate al Museo diocesano, negli spazi rimanenti trova collocazione la casa del vescovo.
In questa fase non si è potuto mettere mano al restauro delle due “sale cinesi”, adiacenti gli Uffici, per le quali, tuttavia, è iniziata una fase di studio e di progettazione del restauro, che speriamo si possa attuare a breve. Per questo ulteriore lavoro non vi è ancora un preventivo e la relativa copertura dei costi. Ma chissà che anche questo intervento, particolarmente caro anche alla Soprintendenza, possa incontrare la disponibilità dei nostri sponsor.
QUALCHE CONSIDERAZIONE COMPLESSIVA
Era un intervento necessario. Un complesso così significativo non poteva non essere custodito e tramandato: in un paese come il nostro, è impossibile non sentire la responsabilità di quanto si eredita dal passato e che si ha il dovere di consegnare al futuro attraverso un presente vigile e attivo. Ovviamente c’era anche un motivo pratico: adattare gli ambienti destinati al vescovo, che da decenni non vedevano nessun tipo di intervento, senza manutenzione e senza adeguamento degli impianti ai criteri e alle normative odierne.
Era un intervento importante, sproporzionato per le nostre forze, ma a volte le cose di questo tipo richiedono un po’ di coraggio, se non di follia. A patto che si abbia la fortuna di incontrare persone che capiscano il valore di un’intrapresa e ne condividano il carico. A noi è successo, abbiamo incontrato chi ci ha aiutato in maniera fattiva e consistente: la sola che consenta alle idee e alle aspirazioni di tradursi in realtà.
L’APERTURA AL PUBBLICO
Quando e come questi spazi saranno fruibili al pubblico? Come è naturale, il recupero alla vita e alla bellezza di questa struttura susciterà il desiderio di fruire di alcune sue sezioni da parte della cittadinanza. Desiderio comprensibile e che cercheremo di assecondare appena completati i lavori: inizialmente solo per queste sale storiche, successivamente anche per il Museo, e speriamo anche per le sale cinesi.
Non va però dimenticato che lo stabile è anzitutto luogo di abitazione e lavoro, non è monumento disabitato e quindi indiscriminatamente aperto al pubblico. Si tratterà di trovare il giusto equilibrio fra le due anime della struttura, perché in essa si armonizzino le esigenze dell’operatività e quelle della sua fruizione turistica in determinati momenti, come del resto avviene in tante parti d’Italia per altri palazzi storici normalmente abitati. Tutto questo esige la messa a punto anche di criteri di gestione della struttura per i momenti di visita (come prenotare, chi apre, chi chiude, chi guida).
Nel frattempo, però, speriamo bene di riuscire ad evitare lo stillicidio, telefonico e non, del quando e come.
Pertanto: quando? Quando tutto sarà predisposto, e verrà tempestivamente comunicato.
In ogni caso, in attesa del completamento dei lavori per l’apertura al pubblico, ci è parso bello e significativo ammettere comunque alla visita, in questo finale di anno scolastico, qualche classe delle scuole superiori accompagnate dall’insegnante di Religione o di Arte o di Storia. Cercheremo quanto prima di comunicare le modalità che illustrino questa possibilità».